La sfida era creare un ambiente che si rifacesse al Paleolitico, senza tuttavia cadere nell’ovvietà e nella retorica e, soprattutto, come ClaudioTozzi (naturopata di fama internazionale) ripeteva spesso, fosse in grado di “stupire”.

La scelta è stata quella di portare tutta l’azione all’interno di una grotta, utilizzando dei grandi pannelli fotografici che ne mostrassero le uscite, per ampliare l’ambiente stesso, aumentandone la profondità. L’estetica doveva comunque interfacciarsi con la funzione, dialogando con essa. Per questo tutto lo spazio espositivo è stato creato all’interno delle immagini di roccia, come fosse scavato in esse, ritagliando e ricomponendo alcune parti degli stessi pannelli fotografici.